"Postuma", come l'intera scrittura bilingue dell'autore, non è un libro con dei versi castigliani a fronte d'altri italiani; configura invece due percorsi, autonomi ed interdipendenti: gli 'originali' castigliani sono la 'bozza' per le poesie italiane, che a loro volta diventano bozze per le 'versioni' spagnole; accade che i versi castigliani risultino riscritti da quelli italiani. S'inseguono le tracce di una parola interstiziale tra le due forme, senza escludere delle 'variazioni', che si scambiano a vicenda i ruoli di originale e versione.
TITOLO IN CATALOGO Verifica disponibilità"Lettrice, lettore che ti accingi ad aggirarti tra questi "Ultima Fragmenta", sappi che errando fra questi "delubri" in essenza stai per inoltrarti lungo "il bramato sentiero della ricognizione"! È un sentiero, questo, che Miguel Ángel Cuevas sta tracciando ormai da qualche decennio per mezzo di un originale poetare; in cui la "parola, / tratto occulto" è tale giusto perché in cerca di una reale nominazione. Lo scopo di Cuevas essendo quello «...di togliere protezione alle parole così da impedire loro di mostrare solo ciò che è familiare, riconoscibile e riconosciuto» (Vito Bonito). Come faceva Paul Celan, ad esempio; procedendo sillaba per sillaba, nella tensione verso la reine Sprache (la lingua pura, originaria, adamica) di cui forse tra questi "Fragmenta" talvolta "apparirà l'impronta, accadrà l'orma". Ed è una poesia, questa, che a dispetto della sua essenzialità (poiché le verità del frammento sfiorano quelle del silenzio) reca in sé grandissima memoria di due letterature - quella spagnola e quella italiana -; e che si colloca, in una linea che risale a San Juan de la Cruz, in una posizione di particolare misticismo."
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